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A second journey in the sunny city of Tarkov.

A second journey in the sunny city of Tarkov.

Questa sera continuiamo a parlare di Escape from Tarkov. So perfettamente che i 2/3 di voi hanno già abbandonato, ma è una questione di puntiglio. Non voglio lasciare questa serie di articoli incompiuta, soprattutto perché sono riferiti a un titolo che al momento apprezzo in modo particolare.
Nella precedente epopea ho avuto modo di parlarvi delle basi del loadout. Oggi parleremo di missioni e venditori. Buona lettura.

Missioni.

Tarkov è una magnifica e ridente metropoli in preda alla guerra. Poiché è sconsigliabile uscire a passeggiare nella zona pedonale e il cinema è stato distrutto in un blitz delle forze speciali, cosa ci resta da fare il sabato sera?

Per fortuna, che tu sia un BEAR o uno USEC, ci sono cinque figuri, dalle fattezze ambigue e dal passato losco e misterioso, pronti ad offrirti laute ricompense in cambio di alcuni, hem, favori. Non ci si trova di fronte ad una ampia e sfaccettata gamma di differenti opzioni. Dimenticatevi missioni legate ad una precisa trama narrativa. Tutti a Tarkov hanno solo bisogno di una mano per sopravvivere.

Volendo fare uno schema semplice e riduttivo (nonostante le cose semplici siano fottutamente complicate da spiegare) vi sono tre macro aree di interesse:

Eliminazione.

Che dire?? Non avrete che da imbracciare il vostro AK, uscire per le strade cittadine ed abbattere i bersagli indicati. Tutto molto facile all’inizio, un po’ meno nel prosieguo. Eliminare 25 BEAR in Factory non è esattamente una passeggiata, soprattutto quando sono i BEAR che finiscono per eliminare te.
Ci può venir richiesto di eliminare sia degli Scavenger che dei PMC. In ogni caso la modalità esecutiva è standard: mettete un bersaglio dalla parte opposta rispetto al vostro fucile e sparate.

Raccolta e consegna.

Questa tipologia di missione prevede che consegnate a uno dei venditori uno o più oggetti. Strano vero? Nessuno lo avrebbe capito dal titolo. Volendo mantenere un contegno dignitoso si possono ricordare due distinte possibilità: la prima prevede che vengano consegnati oggetti comuni, come armi, equipaggiamento medico o oggetti generici (batterie per auto, per dirne una). In questo caso vi basterà estrarre il bene e, una volta raggiunto il quantitativo richiesto consegnarlo.
La seconda opzione prevede che venga riportato fuori da un raid un oggetto ben preciso, solitamente nascosto in una stanza protetta da un lucchetto. Non sarà possibile interagire con detti item, ma solamente consegnarli. Ah, dimenticavo, la morte comporta la perdita dell’item, che andrà recuperato nuovamente.

Spotting.

Vi verrà indicato un obiettivo e consegnato un beacon. Limitatevi a piazzarlo e a sopravvivere. Più semplice di così si muore. E a Tarkov si muore spesso.

Spesso le missioni, sia di raccolta che di eliminazione sono caratterizzate da un timer: mancare la scadenza comporta un malus alla propria reputazione nei confronti del mandante. Ricapitolando: mentre cercherete di evadere da questa città chiusa vi troverete ad affrontare missioni tanto inutili quanto rischiose, ma perché? Capiamoci, cosa ha mai fatto Prapor, dannato vecchiaccio lascivo, per me? Secondo quale logica dovrei uscire in una zona di guerra per eseguire le sue direttive? Semplice: l’equipaggiamento. Ogni volta che completerete una missione riceverete un bonus alla vostra reputazione, necessario per migliorare la qualità del materiale in vendita da tutti e 5 i commercianti di Tarkov. Adesso capite perché uccido PMC per conto di Prapor.

Poiché nulla è facile, e ci mancherebbe altro, spesso completare la missione di uno dei venditori modifica in peggio la reputazione con un secondo di questi, per rispecchiare le dinamiche di tensione e conflitto tra di essi. Alla fin fine chi ci rimette? Sempre noi. Dannata guerra.

I venditori.

Conosciamo un po’ meglio i nostri simpatici commercianti. Ognuno di essi è specializzato in una differente tipologia di materiale. Non sono per nulla sostituibili e anche nella vendita va prestata attenzione: i prezzi di acquisto di un medesimo bene variano a seconda di chi, tra essi, è il nostro acquirente.

 

Prapor.

Specializzato in armamenti ed equipaggiamento base proveniente dagli arsenali russi, svuotati dal trafficanti dopo il crollo dell’URSS. Se volete un AK, del succo d’uva o una Makarov con caricatore a tamburo da 65 colpi lui è l’uomo giusto. Fornisce inoltre economici servizi da assicuratore, sguinzagliando i suoi scagnozzi per cercare di riportare tutto ciò che si perde in raid, dopo una prematura dipartita.

Therapist.

Povera donna. Lei vende speranza, ma la vende a caro prezzo. Una tappa fissa prima di iniziare un raid: da lei si acquistano i medicamenti necessari a sopravvivere. E’ inoltre la migliore acquirente per le DogTag che riporterete indietro da ogni raid. Vende inoltre le Item Case che servono più del pane: se siete dei poveracci con l’edizione da poveracci come me. Possedere questi contenitori è una mano santa: permette al giocatore di avere più spazio a disposizione per i propri oggetti, ampliando la capienza dello stash.

Skier.

Personaggio anonimo. Sembra il classico appassionato di escursionismo. Invece è appassionato di armi e corazze. Vende equipaggiamento tattico, zaini, armature e componenti per modificare i vostri AK. Essendo l’unico a vendere le Fort Armor va tenuto buono buono. L’unico a commerciare anche in Euro, anche se l’impatto della nostra valuta al momento è ridotto. Ah quando c’erano solo i rubli.. Personalmente lo ritengo uno dei venditori più importanti, proprio a causa dell’importanza generale degli item che vende a livello III e IV.

Pacekeeper.

Lui è specializzato in equipaggiamento ed armi di provenienza estera. Vende e compra in Dollari, la valuta più forte del gioco. Dal buon Pacekeeper potrete acquistare il vostro primo, tanto sognato, M4, per poi imboscarlo nello stash per paura di perderlo, ammazzati da uno scav bot. Il suo materiale è senza ombra di dubbio il più costoso che il player possa acquistare, ma è anche quello che conferisce il potere offensivo maggiore. Un elemento da non sottovalutare è l’acquisto di un beta Container. I 5.000 Dollari meglio spesi di tutta la mia vita.

Mechanic.

Un altro losco figuro. Questo venditore è il migliore nel riparare l’attrezzatura danneggiata in raid. Sarà inoltre disponibile a vendere armi decisamente avanzate, per una modica quantità di Bitcoin. Personalmente non ho mai concluso grandi affari con lui, essendo un affezionato cliente della premiata ditta Skier & Pacekeeper.

Fence.

Last but not least. L’ultimo dei vendor è un personaggio ambiguo. Ritratto sulle fattezze di un tipico spacciatore di Porta Palazzo questo soggetto è in tutto e per tutto un ricettatore. Da lui si vanno a vendere tutti quei beni che gli altri non trattano. Probabilmente verrà sostituito nella versione finale del gioco. Molto dipende anche dai suoi guai con la legge.

Conclusioni su escape from Tarkov.

Sono quasi le conclusioni. Quasi. Ci speravate eh? Ma vi tocca ancora una puntata. In questo articolo infatti non includerò nulla della mia esperienza di gioco. Per sapere quanto sia frustrante spendere mezzo milione di rubli per creare un loadout cazzutissimo e perderlo in 10 secondi di partita dovrete aspettare l’ultimo articolo dedicato a questo titolo. Nell’ultimo capitolo dedicato a questa serie avrete a disposizione una serie di esperienze dirette e alcune conclusioni, nonostante il gioco sia ancora in stadio di lavorazione.

Per ora vi saluto, sperando di non avervi tediato troppo. Alla prossima.

P.S. Il gioco potete comprarlo QUI.

-Evo-

 

 

 

Capo Redattore

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