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The LAN Party chronicles – Vol III.

The LAN Party chronicles – Vol III.

FelizWarfare.

Ogni società si è sempre basata sulle innovazioni scientifiche e su geniali intuizioni dei suoi esponenti di spicco per evolversi e non soccombere ai nemici ed alla natura; anche il nostro gruppo, nel suo piccolo, ha continuato a prosperare grazie a due fattori: la benevolenza dei genitori di Pakken che ci sopportano e le idee geniali che talvolta investono qualcuno di noi. Questa è la storia di come una di queste fortuite idee abbia rivoluzionato ancora il mondo delle nostre LAN.

L’ Isaac Newton del nostro racconto è Pakken, che un giorno, mettendo le cuffie ed aprendo per sbaglio Modern Warfare scopì che il gioco non si piantava come era sempre successo: aveva scoperto un nuovo tipo di gravità, quella capace di trascinare 8 nerd in uno stanzone e tenerli relegati a giocare per un intero week-end. Call of Duty Modern Warfare era all’ epoca il titolo più in vista nel mondo videoludico e tutti noi eravamo pieni di aspettativa nei confronti di questo titolo che è stata una pietra miliare nella storia degli FPS; purtroppo questa è stata anche l’ ultima volta che -MOZ- e Giulio hanno giocato con noi, prima di abbandonarci.

Non è noto quale congiuntura astrale favorevole ci abbia permesso di montare ed installare tutto senza intoppi quella mattina: per quanto incredibile alle 11 eravamo tutti in game, pronti ad iniziare a scannarci. Partimmo tutti da zero, con i kit di default preesistentipoichè era in assoluto la nostra prima esperienza di gioco con quel titolo; nessuno possedeva ancora Claymore, Last stand o RPG per cui le prime ore di gioco si svolsero all’ insegna del sano agonismo, i gunfight ravvicinati erano vinti da quelli che avevano cominciato giocando con l’ MP5, mentre gli scontri a medio/ lungo raggio da quelli con l’ M16; non essendoci ancora Koc nessuno crepava a causa di un Headshot causato dal colpo di un P90 sparato dall’ altra parte della mappa.

Il roseo paradismo di sportività e agonismo cominciò ad incrinarsi quando fecero la comparsa in gioco il Tub3r di Giokawa, le claymore di Evo o il Last stand di Sobber: ogni X Kill erano accompagnate dalle X³ bestemmie di coloro che morivano in modo ignominoso a causa del malsano gear altrui.
Nonostante le  molte modalità di gioco diverse quella giornata la passammo interamente e solamente inchiodati sul Team Deathmatch: i cicli di mappe si esaurivano, ad ogni nuovo restart sembrava che aleggiasse nella stanza il suono della cavalcata delle valchirie: nessuna pausa, volevamo giocare e ognuno voleva vincere.

Ogni gioco lascia al giocatore ricordi caratteristici, legati alle esperienze provate, e se dovessi dirvi quali ricordi affiorano pensando a Modern Warfare la lista sarebbe:
-Il mucchio della spazzatura della mappa Bog
-Le mitragliatrici fisse di Backlot
-La claustrofobiche stanzette dei condomini di Bloc.

Questa lista credo che possa variare a seconda di chi di noi risponde alla domanda, per esempio Kreznar avrà una spiccata propensione all’ odio per backlot e le sue armi fisse, mentre era una furia in Wet work ( mappa in cui il buon Koc ha quasi sempre giocato col visore notturno inserito: secondo lui si vedeva meglio).

Le idiosincrasie che erano venute alla luce giocando a Far Cry si evidenziavano in modo più marcato, ogni mappa aveva i suoi HotSpots in cui convergevamo tutti inesorabilmente dando vita a veri e propri carnai: la giocata del singolo passava in secondo piano rispetto alla foga ed all’ irriducibilità con cui ci affrontavamo negli scenari urbani offerti dal titolo. Si combatteva in ogni stanza ed in ogni corridoio, il Bodycount era così spaventosamente alto che nonostante avessimo settato come condizione di vittoria il numero massimo di uccisioni permesso dalle opzioni non abbiamo mai visto lo scadere della clessidra.

Il Respawn era malamente sopportato, anche se quei tre secondi erano sfruttati per fare scorta di birra, tabacco o patatine: due tiri veloci ad una sigaretta lasciata poi li a consumarsi, la nostra attenzione completamente rivolta allo schermo, completamente catturati da quella danza di immagini che ci trasformava in super uomini, impegnati a combattere una guerra solo nostra. Le ore venivano scandite dalla quadripartita  Fight – die- respawn – repeat, portando il nostro conflitto dagli assolati mercati tipici mediorientali ai sinistri quartieri fantasma di Prypiat; le  mutevoli allenze in balia della volontà del pulsante ” auto assign”.

Col passare del tempo la storia sfuma, diventa mito e leggenda, e chiunque ci senta parlare di quelle ore, come vecchi alpini che raccontano ai nipoti quella voragine nera che è stata la loro fuga attraverso la steppa gelata, potrà udire storie di eroismi e spiccate attitudini personali che sono state necessarie a conseguire la vittoria finale per la propria fazione, ma la verità è che fu la LAN forse meglio bilanciata che abbiamo mai avuto modo di fare: tirando le somme io la ricordo come un pareggio, come una spaventosa guerra in trincea: ciò che veniva ottenuto in un round veniva perso in quello dopo, per essere riconquistato in quello ancora dopo, lasciando infine l’ ago della bilancia sempre al centro: nessuno fu in grado di ottenere il predominio sugli avversari.

Così dopo Far Cry 2 anche Call Of Duty M.W.  entra oggi nella nostra Hall Of Fame come titolo che ci consacrò definitivamente agli F.P.S. e come gioco più longevo delle nostre sessioni, master piece delle nostre LAN per più di due anni, ed ancora oggi saltuariamente usato come revival dei vecchi tempi.

"The tree of liberty must be refreshed from time to time with the blood of
patriots and tyrants."
	-Thomas Jefferson

-Evo-

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Capo Redattore

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